La "Julia" e il terremoto del 1976


Da una pubblicazione del disciolto 14° Reggimento Alpini.

Giovedì 6 maggio 1976 il Friuli è colpito da un terremoto terrificante. Alle ore 20.59’.17” la prima scossa.
Nemmeno un minuto dopo, alle ore 21.00’.24” si avverte la scossa più tremenda che dura 57 secondi.
Mentre la prima scossa aveva raggiunto 6,4 gradi, la seconda è d’intensità tra l’8° e il 9° grado con punta massima oltre il 9° grado ed ha carattere ondulatorio e sussultorio.
Quando sarà possibile trarre un bilancio del disastro provocato dal terremoto la tragedia, si presenterà nella sua immensità: 978 morti, 2.200 feriti, 41 comuni disastrati, 45 gravemente danneggiati e 33 danneggiati.
Gli alpini della “Julia” pagano anch’essi un pesante contributo di sangue nella caserma di Gemona.
Al momento del terremoto il personale del comando di brigata si trova presso la sede del comando, per una riunione e prende subito contatto con la prefettura per avere notizie sulla situazione generale e per rendere noto che la “Julia” è disponibile per intervenire in soccorso delle popolazioni. La prefettura non è ancora in grado di dare alcuna notizia.
Il comando di brigata è piombato nel buio e tutti i collegamenti risultano interrotti. Nonostante i vari tentativi il comando non riesce ad avere notizie dei reparti dislocati in buona parte del Friuli e della Carnia.
Dopo circa mezz’ora il comando riesce a collegarsi con il comandante della compagnia controcarri “Julia” il quale informa che i militari del reparto sono indenni e che la caserma di Cavazzo ha riportato lievi danni.
Successivamente il comandante di una compagnia del battaglione alpini “Tolmezzo” dislocata a Moggio Udinese comunica che tra i militari del reparto vi sono alcuni feriti lievi e che la caserma ha riportato gravi danni.
Verso le ore 23 il comando viene informato che a Tolmezzo gli alpini del battaglione “Vicenza” e del
battaglione d’arresto “Val Tagliamento” non hanno subito danni mentre risultano colpite più o meno gravemente le caserme.
A Venzone otto alpini del battaglione “Tolmezzo” risultano feriti e la caserma è gravemente lesionata, mentre a
Pontebba i danni riguardano unicamente la caserma. Nonostante ripetuti tentativi il comando della “Julia” non
riesce a collegarsi con gli altri reparti della brigata, ma, in considerazione della situazione che si profila piuttosto grave, dà l’avvio all’attuazione del piano di intervento per le pubbliche calamitá. Viene costituito presso il comando di brigata un centro operativo di soccorso con funzionamento continuo e contemporaneamente viene fatta approntare una unità di primo intervento costituita da un nucleo comando, un nucleo sanità e due unità di lavoro del reparto comando e trasmissioni. Mentre sono in corso queste predisposizioni,alle ore 23,15 giungono al comando di brigata due ufficiali del gruppo di artiglieria da montagna”Udine” i quali riferiscono che nella caserma “Goi” di Gemona sono crollate tre palazzine adibite a camerate causando morti e feriti in numero non precisato.
Anche l’abitato di Gemona risulta seriamente colpito dalla violenza della scossa e, fin dal primo momento, data l’entitá dei crolli delle abitazioni, si presume che vi siano numerosi morti e feriti.
Il comandante della “Julia” generale Giovanni De Acutis si porta subito a Gemona dove viene seguito, verso la
mezzanotte, dal personale del reparto comando e trasmissioni già approntato.
A Gemona e località viciniori vengono inviati due nuclei di ricognizione costituiti da ufficiali del comando di brigata. Poco dopo la mezzanotte il comando del battaglione “Vicenza” si collega con il comando di brigata dando notizia che tra gli alpini vi sono solamente alcuni contusi mentre la caserma “Cantore” ha subito danni rilevanti specie nella parte monumentale e l’abitato di Tolmezzo risulta seriamente danneggiato.
Stante l’impossibilità di comunicare con il battaglione “Tolmezzo” dislocato a Venzone, il comando di brigata fa
pervenire allo stesso, tramite il battaglione “Val Tagliamento”, l’ordine di inviare a Gemona unità di soccorso.
Ripreso il collegamento il battaglione “Tolmezzo” conferma le notizie già date e che vi sono alcuni feriti tra gli alpini e la caserma è gravemente danneggiata. Nell’abitato di Venzone, a causa dei numerosi crolli di abitazioni, vi sono decine di feriti e molti morti. Poiché la strada tra Venzone e Gemona è interrotta da massi caduti all’altezza di Ospedaletto, il comando di brigata ne dà notizia alla prefettura di Udine per l’invio di mezzi speciali.
Dalle ore una del giorno 7 maggio le notizie affluiscono al comando di brigata in misura sempre maggiore e sempre piú precise per effetto della riattivazione dei collegamenti e dell’impiego di maglie radio di emergenza della brigata. È possibile pertanto delineare un quadro generale della situazione, anche se non completo. La zona di Gemona-Venzone risulta la più colpita mentre gli effetti del terremoto sono via via più limitati oltre Chiusaforte verso nord-est e oltre Tolmezzo verso nord-ovest. Il comando della “Julia” prende contatto con il comando del 4° C.A.A. di Bolzano, con il comando della regione militare NE di Padova e con gli enti militari della zona che stanno inviando colonne di soccorso negli abitati piú colpiti: Gemona, Osoppo, Venzone.
Intanto i reparti della “Julia” che riescono a collegarsi con il comando di brigata comunicano che - superato il primo attimo di smarrimento - si sono messi al lavoro per portare aiuto ai sinistrati. La loro opera, senza sosta e senza limiti, consiste nella costituzione di centri di raccolta e di smistamento dei feriti nelle caserme o sotto le tende nei pressi delle stesse, trasporto dei feriti negli ospedali della zona ancora in grado di funzionare e in quelli di Udine, Gorizia, Codroipo, Palmanova, Tolmezzo, rimozione delle macerie per la ricerca dei feriti e dei morti, distribuzione di indumenti, coperte, viveri e generi di conforto ai sopravvissuti, rifornimento di acqua. I reparti mettono in funzione tutti i mezzi dei quali dispongono, dalle autoambulanze agli autocarri, dalle attrezzature per scavo ai materiali per illuminazione.
L'opera degli alpini nella notte del 6 maggio e nelle prime ore del 7 viene attuata in tutta la zona colpita dal sisma ed in particolar modo nelle località maggiormente danneggiate quali Gemona, Venzone, Carnia, Cavazzo, Moggio Udinese, Tolmezzo, Pontebba, Chiusaforte, Val Resia. A Gemona la “Julia” subisce le tragiche conseguenze del sisma e paga il suo contributo di sangue con 28 giovani alpini travolti dal crollo di tre palazzine della caserma “Goi-Pantanali” adibite a camerate.
La caserma di Gemona é intitolata al sergente degli alpini Alberto Goi caduto sul fronte russo e decorato di medaglia d'oro al valor militare “alla memoria”, e al tenente dei bersaglieri Emilio Pantanali da Udine decorato di medaglia d'oro al valor militare nel 1917 sull'altipiano di Asiago.
Al momento del terremoto sono alloggiati nella caserma “Goi” oltre mille uomini appartenenti ai gruppi di artiglieria da montagna “Conegliano” e “Udine”, alla compagnia genio pionieri “Julia” e al 2° reparto logistico leggero del battaglione logistico “Julia”. La prima scossa di terremoto sorprende molti soldati che stanno andando a letto mentre molti altri sono nella sala cinematografica della caserma dove si proietta il film Satyricon di Fellini. I soldati usciti prontamente dal cinema, mentre la terra riprende a tremare con un boato, vedono le palazzine composte di tre piani sgretolarsi e adagiarsi su se stesse in un cumulo di detriti.
Si organizzano i primi soccorsi e due ufficiali sono mandati ad Udine per chiedere rinforzi al comando di brigata. Al lume di torce, in quanto la luce se ne é andata, alpini, artiglieri, genieri scavano tra le macerie e riescono a mettere in salvo una sessantina di uomini leggermente feriti che vengono medicati nell'infermeria della caserma rimasta miracolosamente in piedi con la palazzina comando e la palestra.
Quando sará possibile tirare le somme del disastro mancheranno all'appello 28 soldati. Sei vengono estratti
morti, due spirano sull'elicottero che li porta all'ospedale di Palmanova, uno muore dopo interminabili ore di agonia nell'ospedale di Udine e í corpi dei 19 che vengono dati per “dispersi” verranno recuperati successivamente tra le macerie.

Le vittime della “Julia” sono:
Serg. Magg. Spirli Giuseppe (e consorte), compagnia genio pionieri «Julia», da Gemona del Friuli (Udine);
Caporale Galligaro Vanni, gruppo «Conegliano». da Buia (Udine);
Artigliere D'Andrea Tullio, gruppo «Udine», da Forni di Sopra (Udine);
Artigliere Muscari Vanes, gruppo «Udine», da San Lazzaro di Savena (Bologna);
Artigliere Raggiotto Bruno, gruppo «Udine», da Fiume Veneto (Pordenone);
Artigliere BIasic Livio, gruppo «Conegliano», da Gorizia;
Alpino Battaglia Osvaldo, battaglione logistico «Julia» da Teramo;
Artigliere Artuso Valerio, gruppo «Conegliano», da Treviso;
Artigliere Zucchetti Paolo, gruppo «Conegliano», da Blessano (Udine);
Artigliere Cascina Angelo, gruppo «Udine» da Gorizia;
Artigliere Ghetti Roberto, gruppo «Udine», da Castel San Pietro (Bologna);
Artigliere Da Re Guido, gruppo «Belluno», aggregato al gruppo «Udine»,  da Godega S. Urbano (Treviso);
Geniere Alpino Sciulli Livio, compagnia genio pionieri «Julia», da Gamberale (Chieti);
Artigliere Mezzoraga Mario, gruppo «Udine», da Zola Predosa (Bologna); 
Geniere Alpino Mauro Claudio, compagnia genio pionieri «Julia», da Cortale del Roiale (Udine);
Artigliere Chiolero Giacomo, battaglione logistico «Julia», da Serravalle Scrivia (Alessandria);
Geniere Alpino Roman Carlo, compagnia genio pionieri «Julia», da Cordenons (Pordenone);
Artigliere Muccinat Graziano, gruppo «Udine», da Azzano Decimo (Pordenone);
Artigliere Callegari Mario, gruppo «Udine», da Villorba (Treviso);
Geniere Alpino Gava Renzo, compagnia genio pionieri «Julia», da Cappella Maggiore (Treviso);
Artigliere Montagner Silvano, gruppo «Udine», da Zenon di Piave (Treviso);
Artigliere Luison Federico, gruppo «Udine», da Castello di Godego (Treviso);
Artigliere Mutti Pierantonio, gruppo «Belluno», da Vazzola (Treviso);
Artigliere Basset Arnoldo, gruppo «Udine», da Oderzo (Treviso);
Artigliere Dal Bianco Doriano, gruppo «Udine», da Quinto di Treviso (Treviso);
Alpino Bernardi Raffaele, battaglione logistico «Julia», da Castagnole (Treviso);
Alpino Probbo Pasquale, battaglione logistico «Julia» da Trasacco (L'Aquila);
Geniere Alpino Borsato Luciano, compagnia genio pionieri «Julia», da Paese (Treviso).

Nel crollo della caserma rimangono feriti 42 militari, ricoverati negli ospedali civili e militari della
zona. Tre di questi (riportati nell’elenco) non sopravvivono alle ferite riportate.
Nel corso delle operazioni di soccorso da parte dei militari della «Julia» perde la vita il Geniere Alpino Slemitz Giuseppe, della compagnia genio pionieri «Julia», da Gorizia. Le vittime della “Julia” ammontano così a 29.