Delle opere di fanteria, l’unica postazione alimentata dalla pubblica rete acquedottistica mi risulta fose Galleria di Purgessimo. Questo perché il distaccamento risultava alquanto vicino dalla strada principale servita dall’acquedotto ed inoltre perché Galleria era giornalmente vissuta dai militari che ci dormivano all’interno.
In altri rarissimi casi, l’acqua veniva stoccata in grandi contenitori metallici, come risulta al Pco di Monte Pridolna.
Per il resto l’acqua doveva essere portata in postazione, come dice Cavalli, usando le taniche da 12 litri.
Erano taniche in vetro, inglobate in un rivestimento in polistirolo a sua volta collocato internamente ad una scatola di plastica, con coperchio chiudibile e manico per il trasporto.
Taniche di questo tipo presenti in postazione ne ho viste solo in due casi: al Pco dell’opera di Lucinico ed all’interno della finta postazione P a Devetachi.
E’ possibile che le stesse di norma fossero immagazzinate presso le caserme e portate all’occorrenza presso le postazioni. Probabilmente già riempite.
Ricordiamo però che la quasi totalità delle casermette di fanteria presso le opere erano collegate alla rete acquedottistica e quindi l’alimentazione delle postazioni, con il riempimento delle taniche, era più agevole.
Per le opere non presidiate, quindi senza distaccamento, si portava tutto dalla caserma, taniche riempite comprese.
Laddove non fosse presente la rete, è probabile ci fosse un pozzo dotato di autoclave. La stessa caserma di Fogliano Redipuglia ad esempio non era collegata all’acquedotto ed era quindi dotata di impianto di emungimento e di serbatoio pensile.
Diverso il discorso delle opere sul Carso. Lassù, le casermette site distanti dai centri abitati (Sablici e Pietrarossa) erano prive di acqua corrente da acquedotto.
In questi casi si doveva provvedere al periodico approvigionamento dalla caserma tramite ACL dotato di cassone per l’acqua.
Servivano 2 viaggi giornalieri per 3 volte la settimana.
Quindi 2.500 litri da gestire per almeno 48 ore fra tutti i componenti della guardia.
Non si poteva di certo scialacquare, considerato che serviva non solo per le docce, i wc, e l’igiene quotidiana, ma anche per la cucina e le pulizie giornaliere.
Il 33° Ardenza disponeva di un ACL con serbatoio per l’acqua, proprio per questa specifica funzione, visto che Sablici e Pietrarossa erano di sua competenza.
- 33° - ACL 75 casermetta Sablici.jpg (104.26 KiB) Visto 2780 volte
La foto tratta dal gruppo FB dei cugini del 33° testimonia un rifornimento idrico al distaccamento di Sablici.