Barone.Rosso ha scritto:E parlare, invece, della catena di comando?
Chi ha dato ordine alla nave di rientrare in porto, quando era già in acque internazionali?
Chi ha dato ordine ai due Sottufficiali di scendere a terra e, di fatto, consegnarsi alle autorità?
Chi ha autorizzato le autorità di polizia indiane a salire a bordo e ad eseguire perquisizioni?
Chi ha, infine, autorizzato la consegna delle armi in dotazione alla squadra di fucilieri ed il conseguente sequestro?
Io ragiono da vecchio soldato, per cui a volte sono forse troppo lineare.
Le cose che nomini mi paiono troppo distanti, lontane, nebulose; senza contare che magari ci verranno fatte conoscere solo fra un venti o trent'anni.
Basti pensare che è passato un secolo, prima che gli Stati Uniti ammettessero ufficialmente che con l'affondamento dell'
USS Maine la Spagna, effettivamente, aveva ben poco a che fare. Peccato che, incidentalmente, proprio partendo da quella menzogna siano arrivati al dominio del mondo.
Poi io vengo anche da altre tradizioni, e pure questo conta.
Due cazziatoni mi son preso sotto le armi, e in entrambi i casi per aver eseguito ordini pienamente leciti e legittimi, ma sbagliati. Era uno dei punti fermi ripetuti alla noia: gli ordini sbagliati non si eseguono. Anche l'ultimo soldato deve assumere su di sè la responsabilità di giudicare secondo la situazione. Se poi decide di obbedire agli ordini - magari arrivati da qualche comando posto ad anni luce di distanza - li fa anche proprî (questo lo sosteneva pure un certo Napoleone).
A quel punto, però, non può invocare la copertura del classico "Io ho solo obbedito".
Inoltre, personalmente mi viene l'orticaria quando sento parlare di "regole d'ingaggio".
Un soldato è un soldato, non un idiota; altrimenti non andava arruolarlo. Quando gli si è detto "questo pezzo di terra, questo ponte di nave, è la Patria. Tu devi difenderla a costo della vita", si è detto tutto ciò che deve sapere. Poi le questioni tecniche vanno lasciate alle sue decisioni.
Come diceva un vecchio maggiore del
Verona nella Grande Guerra, oltre un certo limite le regole servono solo a chi non si sa regolare da sè.
Ecco il motivo per cui oggi, dalle regole, siamo invece sommersi.
Vorrei fosse chiaro che non ho la minima intenzione di giudicare le azioni dei due fucilieri di marina (mi associo a Wintergreen: basta coi due marò! E basta anche con l'americanata dello
yellow ribbon).
Se però hanno ritenuto di obbedire a ordini arrivati magari da Roma, o da Dio solo sa dove, portino il peso di tale scelta. Li hanno reputati corretti. Fine.
Se invece li ritennero errati, mi chiedo: perchè li hanno eseguiti?
Ci fu qualcuno, un paio di secoli fa, che per non vedere un segnale che non gli andava portò il cannocchiale all'occhio cieco.
Più vicino a noi, durante la sosta nei possedimenti dell'Egeo l'allora comandante del regio sommergibile
Scirè rifiutò l'ordine, proveniente dall'ammiraglio responsabile del settore, che gli uomini ai suoi comandi si esercitassero in vista della missione in programma; motivò tale rifiuto con la stanchezza che ne sarebbe derivata agli operatori trasportati.
Gliene vennero aspre e savoiarde rampogne, però se avesse ubbidito oggi - forse - non vanteremmo l'impresa di aver affondato due corazzate della
Royal Navy nella sua più munita base mediterranea ("che agli inglesi ancor gli girano", per citare il poeta).
Poi, se posso concedermelo, ci credo quando lo vedo, ai finanzieri che salgono su un mercantile con la
starsandstripes al picco e a protezione del quale si trova una squadra dell'USMC, e che se ne scendono con un paio di marines in stato di arresto dopo che hanno ceduto le proprie armi.
"This is my rifle..."
Non per nulla, come tutti i ragazzini degli anni 80 ho in testa due nomi che il tempo non cancella.
Il secondo è quello di Sigonella.
Altri tempi, indubitabilmente.
Mandi.
Luigi