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Parte il treno del Milite Ignoto

UDINE - A 90 anni dal viaggio della salma di un giovane militare da Aquileia (Udine) a Roma, l'Italia torna a celebrare e accogliere il treno di un eroe sconosciuto e silenzioso, quel "Milite ignoto" che riposa nell'Altare della Patria come simbolo di una generazione sacrificatasi per l'Italia nel primo conflitto mondiale.

Il "Treno dell'eroe", così è stato chiamato il convoglio evocativo del viaggio di 90 anni fa, con la coincidenza dei 150 anni dell'unità  nazionale, è partito oggi alle 13.20 dal primo binario della stazione di Cervignano (Udine). Il via al convoglio è stato preceduto, nella Basilica di Aquileia, da una breve celebrazione alla presenza del vescovo di Gorizia, monsignor Dino De Antoni, che ha nuovamente benedetto la bandiera che coprì il feretro del giovane soldato, scelto allora tra 11 commilitoni ignoti da Maria Bergamas, madre di un combattente disperso sul fronte. A presenziare al primo tratto del viaggio, ad Aquileia e poi da Cervignano a Udine, è giunto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Il convoglio è composto da tre vagoni contenenti la mostra sul milite ignoto, più uno allestito come sala di proiezione di documentari e filmati e una riproduzione fedele del vagone che portò la bara, con un affusto di cannone d'epoca, il braciere e la teca con la bandiera originali. La partenza - oltre che dall'omaggio al Tricolore - è stata segnata anche dall'esecuzione dell'Inno di Mameli da parte del trio "Il volo".

Nessuna polemica da parte di La Russa sulle assenze alla cerimonia di rappresentanti della Lega («Non era un invito ufficiale», ha risposto), né su una strana cerimonia in contemporanea a Udine, dove proprio il Pdl locale ha deposto una corona d'alloro in un altro punto della città : «Chiuque rende omaggio al Milite ignoto - è stato il commento - fa una cosa giusta». Il ministro ha voluto invece rivelare di aver voluto comunicare l'iniziativa alla famiglia Savoia; non un invito ufficiale «ma se vorranno venire - ha chiosato - ne sarò felice».

Che l'iniziativa sia stata gradita lo ha confermato anche un fuori programma avvenuto alla stazione di Conegliano (Treviso), nel tragitto che portava il convoglio da Udine a Treviso: la folla di ex combattenti e cittadini accorsi sul marciapiede era talmente straripante che il "Treno dell'Eroe" anziché rallentare si è fermato. Il convoglio è quindi ripartito per Treviso, mentre domani il viaggio proseguirà  con le tappe nelle città  di Venezia, Padova e Rovigo.

Il treno si fermerà  a Bologna e Firenze per arrivare a Roma Termini il 2 novembre, dove verrà  accolto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal capo del Governo, Silvio Berlusconi. Rimarrà  aperto ai visitatori fino al 6 novembre.

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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Ho sentito anch'io la notizia.....mi piace molto la cosa.
Alp. Malaguti Daniele
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Una bella notizia, molto -tradizionale-.
Se da una parte si legge delle Maserati questa notizia gli fa da contraltare.
Molto più -vicina- a noi.
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Claudio Zanetti
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

E' piaciuta anche a me la notizia ed è stata cosa sentita dalle nostre parti.
Alpino
Zanetti Claudio
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Per chi si fosse perso il suo passaggio nel Nord Est, la fermata a Padova di domenica 30 ottobre 2011:
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

non c'è una foto del treno completo?
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

cavalli ha scritto:non c'è una foto del treno completo?
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Claudio Zanetti
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Complimenti per le foto.
Alpino
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

OK grazie :D
La Max Trid.
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Buongiorno,
solo per segnalare che oggi alle 17.00 e alle 24.00 sul canale televisivo Rai Storia andra' in onda un documentario che ha per tema "Il viaggio del Milite Ignoto" con filmati originali dell'epoca dell'Istituto Luce.
Credo che possa essere interessante,come tanti altri documentari di Rai Storia.

Giorgio
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Storia del milite ignoto


L'esigenza di avere, quale punto di riferimento per tutte le generazioni future, un simbolo di virtù e gloria, era particolarmente sentito al termine della Prima Guerra Mondiale. L'Italia infatti era tra i pochi paesi europei a non avere un mausoleo dedicato alla figura di un eroe sublime e puro che racchiudesse in sè tute le migliori virtù del soldato italiano. Si arrivò così al 20 Agosto 1921, data nella quale il ministro della guerra, on. Gasparotto, emanò le prime disposizioni per la pianificazione ed organizzazione delle " solenni onoranze alla salma senza nome di un soldato caduto in combattimento alla fronte italiana nella guerra italo-austriaca 1915-1918". Il ministro dispose la costituzione di una commissione, presieduta dal Ten.Gen. Paolini (ispettore per le onoranze alle salme dei caduti) e della quale dovevano far parte il col. Paladini (capo ufficio dell'ispettorato stesso), un ufficiale superiore medico designato dall'ispettore e quattro ex combattenti (un ufficiale, un sottufficiale, un caporale e un soldato) designati dal sindaco di Udine. Circa l'esumazione della salma, le disposizioni prescrivevano che le ricerche dovessero essere effettuate nei tratti più avanzati dei principali campi di battaglia: Monfalcone, S.Michele, Gorizia, Alto Isonzo, Cadore, Asiago, Pasubio, Tonale, Monte Grappa, Montello, Capo Sile, designando, per ciascuna zona, una salma di esumarsi alla presenza della commissione. Le salme dovevano essere collocate in bare di legno grezzo, di forma e dimensioni identiche, fatte allestire a Gorizia. Per ogni esumazione doveva redigersi un processo verbale per evidenziare tutte le cautele adottate. Le operazioni dovevano concludersi entro il 27 Ottobre e, per la stessa data, dovevano essere fatte giungere alla cattedrale di Aquileia; la cerimonia era fissata per il successivo giorno 28 e prevedeva, dopo la benedizione di tutte le salme, che la madre di un caduto non riconosciuto avrebbe designato la bara da prescegliere. Per questo triste compito fu designata una popolana di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi volontario in quello italiano, cadendo in combattimento senza che il suo corpo fosse identificato. Al termine, la cassa con il " Milite Ignoto" doveva essere collocata in una cassa di zinco e quindi racchiusa in una bara speciale fatta allestire dal ministero della guerra ed inviata, per l'occasione, ad Aquileia. Quanto alle salme dei rimanenti dieci soldati ignoti veniva disposto che rimanessero fino al 4 Novembre nella cattedrale di Aquileia, vegliate da un picchetto d'onore e quindi tumulate, in forma solenne, nel cimitero retrostante la cattedrale stessa. Per il trasferimento a Roma del feretro, si dispose l'allestimento di un treno con in testa un carro speciale sul quale doveva essere collocato un affusto di cannone, e su questo la bara.

Il sindaco di Udine, cav. Luigi Spezzotti, in virtù della delega conferitagli dal ministro della guerra,designò quali membri della commissione presieduta dal te. gen. Paolini, il ten Tognasso cav.Augusto di Milano, mutilato con 36 ferite, il sergente Giuseppe de Carli di Tiezzo di Azzano, medaglia d'oro, il caporal maggiore Giuseppe Sartori di Zuliano, medaglia d'argento e medaglia di bronzo, il soldato Massimiliano Moro di santa Maria di Sclaunicco, medaglia d'argento. A latere di questi membri effettivi il sindaco designò quattro membri supplenti, col. Carlo Trivulzio e serg. Ivanoe Vaccaroni, entrambi di Udine, caporal maggiore Luigi Marano di Persearano e soldato Ludovica Duca di Pozzuolo, per assicurare l'ininterotto funzionamento della commisione. Per l'attuazione del compito, la commissione si riunì il 2 Ottobre nella sede dell'ufficio per le onoranze ai caduti in guerra a Udine (via Palladio, palazzo Caiselli).
Al termine della riunione, la commissione, attraverso il ponte della Priula, Bassano e percorrendo tutta la Val Sugana, giunse a Trento. Non avendo trovate salme insepolte sui monti circostanti Rovereto, la commissione decise di designare una delle salme dei soldati senza nome già  tumulate in un cimitero di guerra trentino. Il lavoro di esumazione fu lungo e delicato. Agli occhi della commissione apparve un fante "in atto di tranquillo e sereno riposo", composto nella sua divisa e con indosso le giberne. Avvolto nel tricolore, i resti del caduto furono deposti entro una delle undici bare e il capo fu poggiato su un cuscino di rami di pino.
Attraverso il Pian delle Fugazze, e le Porte del Pasubio, la commissione raggiunse un grazioso cimitero allestito nelle vicinanze delle preesistenti trincee. Con le stesse modalità  venne riesumata una salma che, su richiesta del sindaco di Schio, fu trasportata nella chiesa parrocchiale affinchè la cittadinanza potesse tributarle onori. In particolare gli onori di quelle spose che "...con il cuore straziato accarrezzavano con infinito amore le teste dei bimbi, che negli ochhi portavano l'immagine del padre defunto". Da Porte del Pasubio a Bassano. Qui le salme furono sistemate nella Casa del Soldato che per la circostanza venne trasformata in camera ardente.
Le ricerche successive furono compiute sulla'Altopiano di Asiago. La ricognizione del campo di battaglia rivelò l'esistenza di una croce seminascosta da una parete di roccia. Per la prima volta la commissione rinvenne i resti di un caduto sfuggiti alle pur capillari ricerche dei funzionari addetti alle onoranze dei caduti. I poveri resti erano completamente vestiti e il corpo avvolto in una mantellina quasi a proteggerlo dal deturpante contatto con la terra. L'uniforme ad una prima osservazione non rivelò segni atti all'identificazione ma, ad un più attento esame, evidenziarono la presenza di una piastrina cucita all'interno della giubba. Il tempo e le intemperie avevavno già  iniziato l'opera di corrosione del metallo, tuttavia venne inviata ad un laboratorio per accertare se, con taluni processi chimici, fosse possibile deifrarne le scritte. Dietro un albero crivellato di colpi, un'altra croce e sotto di essa altri resti. L'esame la fece identificare come appartenente ad un soldato austriaco e poichè la morte non poteva creare barriere, ne venne tentata l'identificazione con la speranza che il ritrovamento potesse essere di conforto ad una madre. La ricerca fu inutile e i miseri resti furono inumati accanto ad altri caduti austriaci.

Un groviglio di filo spinato fece presumere che in origine fosse ststa allestita la difesa di un tratto di trincea probabilmente presidiato. In un crepaccio di roccia due cadaveri con a fianco le armi e nelle giberne ancora le cartucce. L'esame dei resti e delle uniformi non rivelò nessun elemento che potesse condurre alla loro identificazione. Alla sorte fu affidato il compito di designare quale delle due dovesse essere traslata ad Aquileia.
Il Grappa fu la successiva tappa. In una valletta fu rinvenuta una croce e la relativa salma non presentò segni di identificazione.
Sul Montello non venne rinvenuta nessuna salma essendo state tutte già  recuperate e collocatein un cimitero di guerra. Venne perciò nuovamente affidato alla sorte il compito di desegnare una fossa tra quelle dei caduti senza nome già  tumulati. Fu recuperata una cassa corrosa dal tempo e dalle intemperie. Il cadavere, pietosamente ricomposto nella bara di legno, fu trasportato, unitamente agli altri, a Conegliano. Qui vegliati dalla cittadinanza, trascorsero la notte in un piccolo antico tempio cittadino.
Nel Basso Piave ove fanti e marinai fianco a fianco operarono per la difesa dalle insidie provenienti dal mare, la commissione esumò una salma che raggiunse le altre in attesa nel tempietto di Conegliano.
Successiva meta della commissione: Udine. All'ingresso della città  le bare furono collocate su affusti di cannone e, attraverso due ali di popolo, furono sistemate nel tempio della storica torre che, dall'alto del colle da cui si erge, domina tutta la città .
Successiva tappa della commissione fu l'Ampezzano, raggiunto da Tolmezzo attraverso il Passo della Mauria, Pieve di Cadore e Cortina. i campi di battaglia delle Tofane e del Falzarego furono ricogniti inutilmente. Il commissariato onoranze ai caduti aveva già  fatto un ottimo lavoro di recupero e sepoltura.. Da un grazioso e pittoresco cimitero di guerra, costruito all'ombra degli abeti, fu esumata una nuova salma che, dopo la benedizione nella parrocchia di Cortina, raggiunse a Udine gli altri commilitoni.
Da Udine a Gorizia. Come anni prima fu ripercorsa dai caduti ignoti la strada che dalle retrovie portava alle località  più avanzate del campo di battaglia. Le salme fecero il loro ingresso nella chiesa di Sant'Ignazio e lì ricevettero l'omaggio della popolazione e attesero l'arrivo dei nuovi compagni.
La commissione, risalendo l'Isonzo, raggiunse la cima del Rombon e, dopo lunghe ricerche, dietro una parete di roccia rinvenne una croce senza nome. Rimossa poca terra e pochi sassi, un cranio. si continuò a scavare nella direzione indicata dalla posizione del viso e apparvero subito le ossa disarticolate di un fante ancora rivestito della sua uniforme. nessun elemento lasciò pesumere una possibilità  di identificazione. Era soltanto un soldato d'Italia. Pietosamente ricomposto, fu portato a Gorizia. Mancavano ancora tre salme per completare l'opera.
Le successive ricerche vennero condotte su quel colle che fu un vero calvario per i fanti: il Monte S.Michele. Alle falde del S.Marco fu rinvenuta una rozza croce di legno senza scritte e sotto di essa riposava sereno un fante che impugnava ancora la sua arma. nessun indizio per l'identificazione e una nuova bara andò ad aggiungersi alle altre già  affidate alla pietà  dei goriziani.
Castagnevizza fu la successiva tappa della commissione e proprio a Castagnevizza un palo di legno spezzato e del filo spinato suggerirono l'ipotesi dell'esistenza di resti sepolti sotto zolle di terra smossa perchè sottoposta a bombardamento. E mentre il maggiore medico Nicola Fabrizi procedeva alla ricomposizione dei poveri resti, ci si accorse delle diverse dimensione di due arti. Fu scavato ancora e venne alla luce la salma di un altro caduto. La chiesa di Sant'Ignazio accolse la nuova bara alla quale tributò fiori e riconoscenza.
Ultima tappa, il tratto di campo di battaglia da Castagnevizza al mare. Quale punto di riferimento fu preso il corso del Timavo. Le ricerche portarono alla scoperta di una croce di legno quasi completamente distrutta dal tempo e l'ultimo degli eroi senza nome fu traslato a Gorizia.

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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Buongiorno,
bravo Ax e grazie per le info.Mi permetto solo di segnalare che la sig.ra Maria Bergamas era di Gradisca d'Isonzo e ad essa sono intestate una via in centro e la caserma Toti-Bergamas come gia' ricordato dalla nostra "Treccani delle FFAA" (Jolly 46 ) in un post del 23-06-2003.

tanto dovevo
Giorgio
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Re: Parte il treno del Milite Ignoto

Grazie Giorgio per la precisazione, cui ovviamente tengo particolarmente. Alle "elementari" in quel di Gradisca ci veniva ben insegnato l'origine gradiscana di Maria Bergamas, peraltro è molto diffusa l'erronea attribuzione triestina.
Ne approfitto per inserire le immagini delle due targhe poste sulla facciate della casa della famiglia Bergamas a Gradisca nell'odierna via Antonio Bergamas come ricordato da Giorgio.
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..... E PER RINCALZO IL CUORE!

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