A volte la Storia si 'diverte' con le date e le ricorrenze...24anni dopo il 4 novembre 'vittorioso', nelle sabbie di El Alamein
cessava l'ultima resistenza italiana dopo 12 giorni di battaglia.
Un pensiero a quei giovani che nonsonodiventativecchi e a colui che x anni ha dedicato la vita perchè il loro ricordo e il loro
sacrificio non fosse cancellato dall'oblio del tempo, la Penna Nera GA Paolo Caccia Dominioni.
saludos
Max 7/84
Qui appartenevo al 18° reggimento dei bersaglieri; tutti i giorni [ar]rivavano dei sbandati a consegnarsi; e stavano già organizzando nuovi battaglioni e quando siamo stati bene armati ci hanno portati di nuovo sull'argine dove si combatteva i primi giorni sul Piave. I battaglioni sono stati rinforzati anche dalla classe del '99 che era ancora in guarnigione: sono venuti su insieme a noi a fare resistenza, ché gli austriaci volevano a ogni costo passare il Piave. Qui ho letto su qualche muro [una frase] che diceva: "O il Piave o tutti accoppati". Questa era la parola d'ordine.
Qui tutto era da fare. Bisognava lavorare giorno e notte per fare trincee e reticolati, parapetti, sotto il tiro delle mitraglie che cantavano in continuo e si sentivano i fischietti delle pallottole che passavano: ogni tanto qualcuno veniva colpito. Faceva già molto freddo; tutte le notti gli austriaci ci facevano qualche azione: la mattina c'era lo spettacolo di vedere i morti gelati bianchi di brina.
Da queste posizioni di San Donà si è sentito dire che gli austriaci volevano venire [a] passare il Natale a Venezia, allora noi del 18° reg.to bersaglieri siamo andati a Cava Zuccherina insieme ai marinai: bisognava difendere Venezia ad ogni costo.
Questa zona erano paludi del mare e [a] forza di passare nell'acqua dei camminamenti avevo sempre i piedi bagnati e con l'aria fredda e secca di marina, dopo alcuni giorni, mi è gonfiato i piedi che non potevo più camminare: hanno dovuto tagliare le scarpe per levare i piedi da dentro. Anche altri compagni come me abbiamo dovuto andare all'ospedale a Venezia: era la vigilia del Natale 1917.
Dopo un mese sono uscito dall'ospedale; mi hanno mandato al convalescenziario di Ferrara, che sono poi stato fino il cinque aprile 1918 dove mi hanno mandato a raggiungere l'8° reggimento bersaglieri che si trovava al paese di Carbonera (Treviso). Di qui mi hanno mandato a rinforzare un battaglione che si trovava a Breda, dove siamo poi di nuovo andati in trincea a San Donà e poi a Candelù e a Musile: era i primi giorni di maggio, pioveva sempre, si doveva stare giù nelle trincee fangate, con i vestiti bagnati addosso magari già da otto giorni.
Ma finalmente mi è arrivata la licenza: da tanto tempo l'aspettavo. Sono poi giunto a casa il 12 maggio 1918, che ho potuto aiutare mio papà ai lavori del fieno. Sono poi partito per il corpo il primo giugno, di nuovo a Breda del Piave e poi sulle stesse trincee di prima. In questi giorni si sentiva a dire che gli austriaci stavano preparando una grande offensiva contro di noi e bisognava stare attenti e ben preparati.