A proposito dell’opera di Corona…
Mesi fa su alcuni gruppi Facebook sono state postate alcune foto di due postazioni anticarro dell’opera di Corona, in fase di possibile demolizione.
L’opera aveva già subito il disarmo nel 1993 con la rimozione dei cannoni dalle postazioni sf e del carro armato M26 Pershing. Poi nel 2011 per recuperare l’acciaio, è seguita l’asportazione delle semiblinde e delle torrette, che hanno compromesso il manufatto. Ora le particelle su cui sono collocate le postazioni pare siano state acquistate dai proprietari dei terreni circostanti. Forse il tentativo di demolizione aveva lo scopo di riportare a terreno agricolo la piccola ex area militare delle due postazioni, ma per la mole del manufatto risulterebbe alquanto complessa ed onerosa la loro completa distruzione fino alle fondamenta. Al momento le due postazioni sono state portate fuori terra, almeno per un parte del primo livello.
Prendiamo spunto da queste ultime vicende per presentare tale ex opera difensiva della Fanteria d’arresto.
Costruita alla fine degli anni '60 venne consegnata nel marzo del 1970 al 53° Reggimento Fanteria d’arresto Umbria. Con la ristrutturazione dell’Esercito, avvenuta nel 1976, l’opera passò al neo costituito 63° Battaglione Fanteria d’arresto Cagliari per essere infine dismessa dalla sua funzione nel 1993.
Era un’opera non presidiata, cioè priva di distaccamento di guardia. La vigilanza e le periodiche ispezioni venivano svolte dal personale di stanza nella vicina caserma di San Lorenzo Isontino.
Con il nome in codice “Ciliegio” presentava 5 postazioni controcarro in semiblinda con cannone da 90/50, 1 postazione con carro in vasca M26 Pershing, 4 postazioni per mitragliatrice a settore fisso, 1 postazione per mitragliatrice in torretta a quattro feritoie, il posto comando con annessa torretta osservatorio. Lo schieramento difensivo era integrato da un osservatorio a scomparsa, che tramite l’elevazione della torretta posta su due bracci mobili, consentiva l’elevazione della stessa, garantendo all’osservatore una visuale ad ampio raggio.
Particolarità di tale opera era indubbiamente lo schieramento delle postazioni controcarro in semiblinda, che formavano un ventaglio per una copertura frontale e laterale molto estesa. Le postazioni per mitragliatrice M2 e M3 garantivano con il fuoco delle loro armi la protezione laterale delle postazioni P. A loro difesa, si poneva alle loro spalle il carro in vasca, che con la sua torretta garantiva un’azione a giro d’orizzonte, mentre le postazioni M1 e M4 incrociavano il loro tiro di mitragliatrice in caso di infiltrazioni di nuclei nemici. La M5 integrava la difesa delle summenzionate postazioni e del Pco grazie alla possibilità di utilizzare quattro feritoie su cui collocare le due mitragliatrici in dotazione.
A completamento della difesa un ricovero forniva riparo alla squadra difesa vicina (fucilieri e mitraglieri), a cui era demandato il compito di impedire infiltrazioni nemiche nel perimetro fortificato e di prendere posizione a rimpiazzo delle postazioni colpite e compromesse. Non sono presenti le postazioni mortaio con annessi ricoveri, che di norma caratterizzano le postazioni campali delle opere d’arresto, anche se per la loro costituzione forse si provvedeva al momento nei casi di necessità.
Le postazioni P in semiblida e Msf presentavano una copertura delle feritoie a cestelli metallici con zolle erbose. Il corpo di tutte queste postazioni era ricoperto da terra e zolle erbose, che rendevano la postazione simile ad una piccola collinetta con il vantaggio aggiunto di un’ottima mimetizzazione anche in fase di attivazione. Per la loro particolare conformazione, erano previste quattro postazioni P civetta, da predisporsi sul fronte dell’opera ed antistanti le vere postazioni, con lo scopo di ingannare gli equipaggi di carri nemici in avvicinamento e quindi consentire alle vere postazioni P di aprire il fuoco con l’effetto sorpresa.
Il perimetro era protetto da un triplo campo minato per una profondità di circa 150 metri. I due anelli esterni, anticipati da una serie di reticolati, prevedevano mine anticarro ed antiuomo. L’anello più interno presentava solo mine antiuomo e reticolati bassi che non ostacolassero i settori di tiro.
L’opera disposta a cavaliere della strada provinciale San Lorenzo Isontino – Mariano del Friuli si poneva al centro della piana fra Cormons e Gradisca e facendo sistema con le altre opere di Borgnano e Quota 28 si adoperava nella difesa verso la direttrice del Torre.
A seguire due rassegne fotografiche eseguite a distanza di dieci anni, 2009 e 2019.
Le postazioni dell'opera di Corona con gli stemmi del 53° Umbria e del 63° Cagliari.
Anno 2009 - settore di tiro della P1; in primo piano il plinto con il fungo per l'uscita dell'antenna radio. Sul davanti i portelloni a chiusura degli scudi e delle griglie della camera di combattimento.
A sinistra i portelloni a chiusura delle griglie anti schegge e degli scudi della camera di combattimento. Davanti al plinto per l'antenna radio, il portellone a chiusura della griglia per l'evacuazione dei fumi dal locale bossoli.
Cippo demaniale presso la P2.
Settore di tiro della P2.
P2. Nella parte superiore i portelloni a chiusura delle griglie e degli scudi della camera di combattimento. Nella parte inferiore la feritoia interrata dopo l'asportazione del cannone.
P2, veduta d'insieme. La postazione interrata garantiva un'ottima mimetizzazione ed un'adeguata protezione dai colpi avversari.
Fascicolo dell'opera.
Fascicolo dell'opera.
Anno 2019 - settore di tiro della P1.
P1 portata fuori terra. La camera di combattimento parzialmente interrata e già privata in precedenza dello scudo frontale su cui si fissava il cannone e delle griglie a soffitto che garantivano l'areazione dei locali con annessi scudi protettivi esterni. Asportazioni avvenute nel 2011 per il recupero dell'acciaio e del materiale ferroso.
Lo spessore rilevante del cemento armato garantivo una buona protezione al personale della postazione. In primo piano parte dell'impianto elettrico con una scatola di derivazione ed un interruttore.
Vista laterale della P1 parzialmente messa fuori terra con in primo piano l'ingresso principale.
Ciò che resta dello scudo della Divisione meccanizzata Folgore all'ingresso della P1.
Griglia anti schegge a protezione dell'ingresso e ganci di servizio.
Nicchia per le armi portatili.
Scatola di derivazione dell'impianto telefonico realizzato dalla Sirti.
Vista posteriore a distanza della P1.
Cavo telefonico con blindatura di protezione.
Collegamento telefonico fra la P1 e la P2 con le mostrine del 53° Umbria e del 63° Cagliari post scioglimento delle Divisioni.
P2. Ingresso principale alla postazione.
Cancelletto metallico a chiusura dell'ingresso.
Palo con sistema di blocco per l'innesto e la fuoriuscita dell'antenna radio.
Camera di combattimento: nicchie di servizio e sulla destra la feritoia del fuciliere a protezione dell'ingresso.
La trave su cui scorrevano due carrelli ruotati a cui erano fissate le cravatte che sorreggevano il cannone. Con tale sistema si poneva il cannone all'interno della postazione, mentre in fase di impiego veniva spinto verso lo scudo frontale per essere agganciato al supporto a sfera dello stesso.
La feritoia del locale bossoli e sulla sinistra, appeso ad un gancio, il cavo metallico con appiglio che consentiva l'apertura e la chiusura degli scudi corazzati posti esternamente al di sopra delle griglie anti schegge.
Fungo di scarico dei fumi del gruppo elettrogeno.
Ingresso secondario alla postazione P2. Tale ingresso conduce al livello inferiore posto al di sotto della camera di combattimento.
Griglia anti schegge a protezione dell'ingresso.
Impianto elettrico e di ventilazione della postazione. Sullo sfondo la feritoia per la difesa ravvicinata.
Particolare dell'impianto elettrico e di ventilazione dei locali.
Dalla sinistra: condotto di areazione con rubinetto di scarico della condensa; interruttore e scatola di derivazione; nicchia per deposito scorta d'acqua.
Scatola porta filtri per garantire la purificazione dell'aria in caso di attacco NBC.
Scaletta che conduce alla camera di combattimento e che collega i due livelli della postazione.
Griglia anti schegge dell'ingresso secondario in posizione di chiusura.
Vista frontale della camera di combattimento della P2.
La griglia per l'evacuazione dei fumi dal locale bossoli ed il binario su cui scorreva lo scudo corazzato, movimentato dall'interno della postazione tramite dei tiranti metallici.
Vista laterale della P2. Si nota la griglia del locale bossoli e il plinto con il condotto metallico per la fuoriuscita dell'antenna radio. La struttura era completamente ricoperta da terra e zolle erbosa per circa 30 centimetri.
Particolare del cavo telefonico con blindatura in serpentina metallica.
Cippo DM, Demanio Militare prodotto dalla Cevi di Udine.